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Germania Ovest 1974: la lucida follia dello Zaire

Germania Ovest 1974: la lucida follia dello Zaire

© foto di Daniele Buffa/Image Sport
 di  Patrick Iannarelli  Twitter:    vedi letture

 La paura di perdere ti può portare a compiere un gesto folle. E il calcio lo ha dimostrato in più di un’occasione. Ma la paura di poter perdere una persona a cui tieni, ti può portare ad un gesto folle, ma lucido. Ne sa qualcosa Mwepu Ilunga, uno di quei personaggi che hanno un ruolo fondamentale in qualsiasi storia, anche se all’apparenza non dovrebbero nemmeno essere in quella trama.

Germania Ovest, 14 giugno 1974. Una data che a suo modo cambierà la storia del calcio, ma soprattutto di qualche nazione. Raccontare quel mondiale oggi è come raccontare un romanzo distopico. Ci sono tante coincidenze che ancora ci fanno riflettere: quel match tra Germania Est e Germania Ovest, il Cile di Augusto Pinochet, la magnifica Olanda. Dentro queste storie c’è un mondo in continua evoluzione, un mondo che sta cambiando e che cambierà nell’arco di pochissimi anni.

Cambiò anche il mondiale, con un posto obbligatorio per le africane: iniziò il Marocco quattro anni prima, poi fu il momento dello Zaire. E il gesto di lucida follia avvenne il 22 giugno 1974, a pochi minuti dal termine del match. Calcio di punizione in favore del Brasile, già in vantaggio di tre reti. Sul pallone c'era Rivelino, un geometra dei calci piazzati. Prima del fischio del direttore di gara, Mwepu Ilunga si staccò dalla barriera e calciò quel pallone il più lontano possibile. I brasiliani non esitarono nemmeno un secondo: risate di scherno, un must.

Per anni quel gesto rimase incomprensibile a tutto il mondo. Si pensava ad un’arretratezza calcistica, ma il gesto di lucida follia era qualcosa in più. Per capire meglio è necessario fare un passo indietro. All’epoca lo Zaire, oggi conosciuto meglio come Repubblica Democratica del Congo, non aveva nulla di democratico. Un colpo di tasto in piena regola effettuato da Joseph-Désiré Mobutu, amante del calcio e del potenziale propagandistico di questo sport.

Lo Zaire andò ai mondiali e i componenti della nazionale avevano un sogno: abbandonare la povertà. Anche perché le promesse avrebbero stuzzicato chiunque. La spedizione mondiale fu un disastro sin da subito, con il 2-0 arrivato nel match contro la Scozia. Ma lo scenario determinante fu la sfida contro la Jugoslavia. Un 9-0 che pesò parecchio nelle decisioni di Mobutu, anche perché il tecnico Blagoje Vidinic era proprio jugoslavo. E un risultato simile, per un personaggio simile, è un complotto alla propria dignità. È una sorta di colpo di Stato. Cosa avvenne in quei giorni nell’albergo dello Zaire nessuno lo sa, ma le poche informazioni che arrivano da quei tempi ormai lontani, non sono per nulla democratiche.

I funzionari arrivati in Germania chiesero di evitare l’ennesima goleada, erano concessi soltanto tre gol di scarto contro quel Brasile. Anche perché il ritorno, in ogni caso, era diametralmente opposto ai sogni di ogni singolo giocatore. Ed è proprio in quel momento che Mwepu Ilunga decise di ribellarsi. Al mondo. Ad un dittatore che comunque non avrebbe dato più nulla in cambio. Alla vita materiale. Alla ricchezza. Fu un calcio alla morte, alla paura di perdere tutto. Una lucida follia che rimarrà per sempre sugli almanacchi del coppa del mondo. Perché i mondiali non sono soltanto dei vincitori, ma anche dei vinti.  


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